Storia (e filosofia) del giallo by Fabio Scaletti

Storia (e filosofia) del giallo by Fabio Scaletti

autore:Fabio Scaletti [Fabio Scaletti]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-05-08T22:00:00+00:00


Il delitto dalla parte del malfattore

Nato con Sherlock Holmes l’investigatore che con la propria inarrivabile perspicacia riusciva a districare le matasse dei delitti più complicati e all’apparenza insolubili, rimaneva lo spazio per tratteggiare le sembianze del rivale del detective. Lo stesso Conan Doyle aveva aperto con il personaggio del professor Moriarty, un genio del crimine, una strada su cui per primo si incamminò, sia pure variandone un aspetto non secondario, proprio il cognato dello scrittore scozzese, Ernest William Hornung (1866-1921).

Il pubblico era pronto a ricevere la figura di un fuorilegge con cui identificarsi anche grazie al mito che circondava Vidocq, il capo della Sûreté parigina, ex manigoldo ravveduto alla giustizia. Raffles, l’eroe dell’Hornung, al centro di appena tre libri (Raffles, lo scassinatore dilettante del 1899, Raffles del 1901 e Un ladro nella notte del 1905) non era un asso del delitto, ma senza tema di errore poteva essere definito, per le imprese che compiva, un ladro e un truffatore. Naturalmente non era un lestofante alla buona, rozzo e violento, ma un malandrino “perbene”, dotato di intelligenza e umorismo, audace e beneducato, mondano e generoso, tanto che qualche volta il bottino da lui incamerato durante una festa frequentata da gente facoltosa e altolocata veniva fatto recapitare a chi ne aveva più bisogno. Per giunta, egli riscatta la sua esistenza borderline sacrificandosi per la patria su un campo di battaglia, mentre veglia l’amico biografo a sua volta ferito. Con Raffles la figura del ladro-gentiluomo compare ufficialmente sul luogo del delitto, costituendo il perfetto contraltare di quella del detective integerrimo allora in ascesa. Di fronte ai misfatti ora si hanno curiosamente, anche se non nello stesso contesto perché si ruberebbero la scena, due categorie di personaggi entrambi accattivanti, quella di chi lo causa e quella di chi lo combatte. Ecco che pertanto l’antagonista del simpatico ribaldo di turno, che non a caso agisce per vocazione, quasi per sport, e non sotto la spinta di impulsi pravi (come il Moriarty doyliano) o per semplice necessità, non può essere un investigatore sveglio e disinteressato, che ne pareggerebbe l’attrattiva, bensì deve essere un torpido e banale rappresentante della polizia, che non gli sottrae spazio nel cuore degli ammiratori. In un certo senso, in quel periodo investigatore e fuorilegge sono due immagini identiche, entrambe positive anche se di segno contrario rispetto al crimine, sicché lo stesso lettore che, quando legge Conan Doyle parteggia per Sherlock Holmes, può stare dalla parte di Raffles quando legge l’Hornung senza che questo possa provocare contraddizione.32

Nel solco tracciato dall’Hornung s’inserisce Maurice Leblanc (1864-1941) creando Arsène Lupin, un ladro-gentiluomo che vanta un successo di pubblico e di critica sicuramente maggiore. Come Raffles, Lupin, che esordisce nel 1904 sulle pagine del settimanale parigino Je sais tout, con l’episodio L’arresto di Arsenio Lupin, è brillante e furbo, ammanierato e ardimentoso, galante e altruista, ma a queste doti aggiunge un’eccezionale capacità di travestimento, probabilmente mutuata dal citato Vidocq, anch’egli maestro di mascheramenti. Questa sua abilità consente all’autore di confezionare degli intrecci dove solo alla fine si scopre che un personaggio della vicenda è in realtà Lupin debitamente truccato e camuffato.



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